Non profit

L’odissea di Junior, un disabile contro la cieca burocrazia

Categorie protette dal lavoro stesso

di Redazione

Sono Junior Silvestro Pomenti, ho 28 anni, sono disabile fisico 100% e, dal 1995 sono laureato in Scienze dell?Informazione presso l’Università di Roma ?La Sapienza?; una laurea sudata da me e dalla mia famiglia, perché, è vero che lo Stato ti dà la possibilità di studiare, ma se non avessi avuto una famiglia in grado di aiutarmi sia culturalmente che economicamente, non ci sarei mai riuscito. Modestamente, io sono un tipo particolare! Infatti parlo, ma non tutti mi capiscono, scrivo, ma al computer con una tastiera munita di scudo, cammino, ma accompagnato, e per uno come me che non scrive a mano, non parla bene, l?università, come del resto le scuole precedenti, non sono state una barzelletta. La prima cosa che ho fatto dopo la laurea è stata l?iscrizione all?Ufficio Provinciale del lavoro, categorie protette. Ora mi chiedo : protette da che? Dal lavoro stesso! Ho fatto moltissime domande di lavoro alle varie aziende che, pur giudicando il mio curriculum buono, quando venivano a conoscenza della mia condizione fisica sparivano nel nulla. Per non parlare delle telefonate per invitarmi a selezioni per personale laureato (evidentemente l?azienda si fa dare i nominativi dei laureati dall?Università); anche la selezione è preclusa a portatori di handicap come me. È chiaro che ho cercato di muovermi in altre direzioni: telelavoro, di cui ci si riempie tanto la bocca quando si parla di lavoro per disabili, ma che in realtà è un?altra porta chiusa; cooperativa integrata, costituzione di una cooperativa informatica… ma per queste ci vuole tempo. Quando ho saputo di un concorso a tecnico di laboratorio indetto dall?Università La Sapienza di Roma per il polo di Latina, mi sono detto: ?perché non provare??. Ho fatto quindi la mia bella domandina seguendo lo stampato sulla Gazzetta ufficiale. Chiaramente lì si prevede se hai fatto il militare, ma non se sei disabile, così alla domanda spedita con raccomandata e ricevuta di ritorno, ho fatto seguire un fax e un?altra raccomandata in cui dichiaravo la mia disabilità e chiedevo l?applicazione delle facilitazioni previste dalla legge 104, ivi compreso un accompagnatore. Circa quindici giorni prima del concorso mi sono messo in contatto con l?Ufficio Concorsi e nomine dell?Università di Roma. A Roma ho spiegato le mie difficoltà e l?ufficio ha pure parlato con la presidente di commissione del concorso spiegando il caso. Io avevo fatto presente che per la prova tecnica avrei portato la mia tastiera. Ma tutto è stato inutile, la presidente di commissione ha perfino dubitato delle mie effettive capacità a sostenere l?esame (?non è quindi idoneo??) ed è sembrato che venisse a conoscenza solo in quel momento della mia impossibilità a scrivere autonomamente. Di fronte alle mille difficoltà e incomprensioni il mio cervello a quel punto era andato in ebollizione per la rabbia, l?umiliazione e il senso di impotenza di fronte a chi ha il potere di decidere sulla mia pelle, ero troppo ?incazzato? (scusate, ma dire arrabbiato non rende l?idea) per sostenere il concorso. Hanno fatto firmare una dichiarazione da Emiliano e dall?altro ragazzo che io ?mi ritiravo dal concorso volontariamente?! Così me ne sono andato via. Ora io mi chiedo: perché un ?normodotato? quando va a fare un concorso sa come lo dovrà affrontare e un disabile, tenuto presente che le disabilità sono tante e tutte diverse fra loro, deve stare alla mercè della disponibilità o della luna storta di un presidente di commissione? Voglio per me e per gli altri come me che ci siano regole certe. Non voglio dipendere dalla pietà pelosa di nessuno! Junior Silvestro Pomenti Latina


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA